La mattina di giovedì 8 gennaio 2014 è stato firmato al ministero per lo Sviluppo Economico il Programma per la Riconversione e Riqualificazione Industriale dell’Area di Crisi Industriale Complessa di Porto Marghera. Stanzia 153 milioni di euro in tre anni per le infrastrutture materiali e immateriali di Porto Marghera. Una parte consistente di questo investimento è dedicata alle attività logistiche e allo sviluppo delle infrastrutture portuali, sulla base di un modello che vede il porto come centro di nuove attività industriali, per avvicinare la produzione ai corridoi globali di trasporto. L’autorità Portuale di Venezia, che è uno dei firmatari dell’accordo, porta l’esempio dei settori agroalimentare e siderurgico, che sono comunque già presenti nello scalo. “Il complesso degli interventi previsti dall’accordo migliorerà sensibilmente la qualità del sito di Porto Marghera, potenziando le caratteristiche del porto e gettando le basi per la creazione del sistema manifatturiero/logistico di domani”, precisa in una nota.
Tra le attività che potrebbero attivarsi in quest’area ci sono quelle logistiche ad elevato valore aggiunto, che s’integrano nelle ultime fasi della filiera produttiva. Il programma comprende anche lo sviluppo di produzioni chimiche ed energetiche in una logica ambientale, quindi prevede anche attività logistiche dedicati a questi comparti. Il flusso delle merci dovrebbe essere bidirezionale: servire in made in Italy destinato all’export e smistare le merci importate in Europa.
“Il futuro di Porto Marghera si fonda su tre pilastri che ne consentiranno crescita e sviluppo: l’attrazione di attività porto-centriche, ossia quelle che sappiano sfruttare al meglio la vicinanza al mare e le grandi potenzialità logistico-infrastrutturali, la ritrovata accessibilità grazie ai lavori di escavo dei canali, delle banchine esistenti e il ripristino dei tracciati ferroviari e la realizzazione del porto offshore, che consentirà di mantenere elevati livelli di efficienza portuale a beneficio delle imprese e dell’economia del Nordest, ma anche dell’Italia e dell’Europa”, ha dichiarato Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia.
L’Autorità investirà in questo progetto 69,5 milioni di euro, con interventi che interessano soprattutto la modifica delle banchine esistenti e la costruzione di nuove, ma anche la realizzazione di piazzali e interventi sulla viabilità. “Attraverso queste opere, si otterrà un miglioramento della capacità del porto e una maggior efficienza dell’operatività dei terminal industriali e portuali”, precisa l’Autorità. I fondi servono anche ai lavori sul fronte terrestre del futuro (anche se per ora non certo) terminal container offshore.
Sono le opere previste alla sponda meridionale del canale Ovest, in corrispondenza del terminal Montesyndial. Ricordiamo che il terminal deve ottenere ancora l’approvazione del Cipe. Invece, i lavori sulle banchine della sponda occidentale del canale Ovest, in corrispondenza dei terminal GMI e Cereal Docks, servono per ampliare le banchine di terminal che operano nel settore agroindustriale.
Anche la parte del programma che riguarda la produzione energetica interessa il trasporto. La recente riconversione della raffineria di Porto Marghera verso la produzione di bio-carburanti e la realizzazione di un centro di stoccaggio e distribuzione di gas naturale liquefatto (GNL) per le navi e in futuro per i camion ne sono una dimostrazione.
Venezia ridefinisce il ruolo del porto e della logistica
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